L'Elevazione della Condizione Femminile (3 di 5): Una Differenza Fondamentale
Descrizione: Quest'articolo è tratto da una lezione data all'Università di McGill in Canada in cui viene esposto come l'Islam ha elevato la condizione della donna. Terza Parte: La differenza tra la concezione del mondo islamica e quella occidentale, e un accenno riguardo ad alcuni dei diritti concessi dall'Islam alle donne già 1400 anni fa.
- Da Ali Al-Timimi
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 02 Jun 2014
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Facciamo un altro passo: qual è l'obiettivo dell'umanità? Qual è lo scopo per cui esistono gli esseri umani sulla terra, e per quali fini si sforzano? Che cosa gli accadrà nel caso si sforzano per quei fini e che cosa gli avverrà invece nel caso non lo facciano?
Poiché l'Islam è una religione che si presenta come rivelazione di Dio e Verità, i musulmani credono che gli esseri umani abbiano una finalità comune sulla terra, e che in ogni elemento della creazione divina vi sia saggezza. Non vi è nulla della creazione di Dio, infatti, che non abbia alcuna saggezza. Non vi è nemmeno uno sport o un gioco in cui gli esseri umani non vi abbiano uno scopo, e tal concetto è stato ben chiarito nell'insegnamento islamico. Ebbene, sono stati creati per adorare Dio. Difatti, un versetto coranico afferma che Iddio l'Altissimo non ha creato gli esseri umani se non perché Lo adorassero. Perciò, l'essenza dell'umanità è medesima, sia per maschi sia per le femmine, ed entrambi condividono quindi lo stesso scopo, ovvero quello appunto di adorare Dio. E questo rappresenta l'aspetto più importante della cultura e della civiltà islamica.
Voi sapete che la cultura e la civiltà islamica ha le radici nella fede religiosa. La civiltà americana, ad esempio, invece, su cosa è fondata? Sugli scritti dei padri fondatori degli Stati Uniti d'America. È radicata nella Dichiarazione d'Indipendenza e negli ideali che sono stati ivi collocati. È fondata sulla Costituzione degli Stati Uniti. È fondata su alcuni principi tra monarchia e democrazia scritti da alcuni dei primi scrittori o dai suoi padri fondatori. Quindi si è fondata su un pensiero politico. Potrebbe si, in qualche modo avere alcune tradizioni ispirate in alcune delle sue parti al cristianesimo, ma la sua essenza è costituita da un pensiero politico, a differenza di Islam che è in essenza una religione.
La civiltà islamica- una civiltà che ha più di 1400 anni - è fondata sulla religione. Per un musulmano il più grande obiettivo è servire quell'unico Dio, adorare quel solo vero Dio, ed è questo il significato del termine Musulmano.
Musulmano non è una descrizione razziale, non è una categoria etnica, musulmano significa "colui che si sottomette". L'Islam significa sottomettersi alla volontà di Dio - la sottomissione volontaria a Dio - quindi l'Islam è una religione di sottomissione. Pertanto, troviamo nell'aspetto più importante della religione islamica, che uomini e donne condividono lo stesso obiettivo e sono tenuti ad avere le stesse responsabilità, in cui entrambi sono tenuti o obbligati a testimoniare che non vi è nulla degno di essere adorato oltre ad Allah – l'Unico Dio- e che Muhammad è il Suo Messaggero, che Allah lo elogi e lo preservi. Uomini e donne sono entrambi obbligati a pregare cinque volte al giorno, e ciò rappresenta il secondo pilastro dell'Islam. Essi sono obbligati a digiunare il mese di Ramadan come sono obbligati a fare pellegrinaggio alla Mecca. Essi sono obbligati a fare la carità. Essi sono obbligati ad avere il medesimo credo e sono obbligati ad avere lo stesso tipo di morale e lo stesso tipo di codice di condotta e comportamento.
Quindi uomini e donne condividono entrambi questi elementi essenziali all'interno del comportamento islamico, che distinguono un musulmano da un non-musulmano. Ciò è di estrema importanza perché spezza il concetto tramandato da altre religioni. Si osservi, ad esempio, come cinquant'anni prima della nascita del Profeta Muhammad, che Allah lo elogi e lo preservi-nato intorno al 560 d.C.- ci sia stata un'assemblea di vescovi in Francia riunita per discutere se le donne possedevano un'anima o meno, e, se nel caso ne fossero in possesso, quale sarebbe lo scopo della loro presenza sulla Terra? Forse per adorare Dio? E se esse, effettivamente avevano il compito di adorare Dio, avrebbero avuto poi diritto di andare in Paradiso? Ciò, giungendo poi alla conclusione che esse possiedono sì delle anime – un'affermazione che comunque rappresentava una rottura con la tradizione precedente - ma che comunque il loro scopo non era esclusivamente quello di adorare Dio, ma era anche quello di servire gli uomini.
Nell'Islam, invece, il concetto di sottomissione non è indirizzato dalle donne verso gli uomini, bensì sia uomini e sia donne, entrambi devono sottomettersi a Dio. Infatti, quando si leggono i passi del Corano, risalta in modo molto chiaro che la persona obbediente fedele, di qualunque sesso sia, merita il Paradiso, e che questo rappresenta il più grande scopo e obiettivo nella vita di un musulmano e costituisce la base di quella civiltà. Allo stesso modo, contrariamente, disobbedienti, rinnegatori, e quelli che rifiutano di adorare Dio sono soggetti al castigo, di qualunque sesso siano. Per questo motivo in tutto il Corano il discorso è rivolto sia ai maschi e sia alle femmine. La lingua araba come il francese ha due tipi di verbi, uno maschile ed uno femminile, e nel Corano si trovano entrambe le categorie umane ed entrambi i sessi sono stati considerati. Questo si trova più e più e più volte. Non c'è necessità ora di recitare ogni singolo passo, ma sono lì, per chi volesse accertarsi.
In sintesi possiamo quindi individuare tre basi comuni: essi condividono la stessa qualità umana, lo stesso scopo sulla Terra, e spetta ad entrambi la stessa ricompensa, cui rappresenta l'obiettivo per cui si sforza tutta l'umanità. E questa comporta un'evidente rottura, come ho già detto in precedenza, sia dalle precedenti tradizioni religiose sia dalla comprensione politica e sociale prevalente in ambiente filosofico prima della venuta dell'Islam. Troviamo quindi che l'Islam ha concesso alle donne diritti, che magari oggi diamo per scontati, ma è necessario tener presente come questo sia avvenuto circa 1400 anni fa. Diritti, come quello di proprietà, come il diritto di spendere i propri beni secondo i propri desideri, equivalente tra uomini e donne, purché in modo lecito islamicamente; il diritto integrità, quello che definiremmo oggi diritti politici, come quello di avere un patto incolumità con un nemico combattente, ecc… concetti presenti in Occidente solo in tempi molto recenti.
Uno dei diritti conferiti alla donna dall'Islam,era appunto, il patto d'incolumità ad un combattente di un esercito non musulmano, e se una donna dava una promessa di protezione, il suo trattato veniva preso in considerazione, come avvenne ad una donna, facente parte dei Compagni del Profeta Muhammad, che Allah lo elogi e lo preservi e si compiaccia di loro. Nella chiesa cristiana questi Compagni verrebbero chiamati discepoli, quindi i discepoli del Profeta Muhammad, che Iddio lo elogi e lo preservi, sono quelli che definiamo Compagni. Erano in centinaia e migliaia, e non solo dodici come fu con Gesù Cristo, che Allah lo elogi e lo preservi, di cui sia uomini sia donne. Quando arrivò, infatti, il Profeta Muhammad, che Iddio lo elogi e lo preservi, a Mecca, una dei Compagni donna, discepola, di nome Um Hani, abitante di Mecca ma musulmana fedele, aveva dato il patto di protezione ad alcuni parenti e promettendo a loro che non sarebbero stati danneggiati. Suo fratello, uno dei più illustri Compagni del Profeta, che Iddio lo elogi e lo preservi, e marito di sua figlia, Ali Abi Talib, volle però punire uno di questi uomini, poiché famoso per la sua lotta contro i musulmani e per il danno che ha a loro arrecato. Così Um Hani andò dal Profeta, che Allah lo elogi e lo preservi, lamentandosi dell'accaduto ed informandolo di aver concesso in precedenza a loro la promessa. Così il Profeta, che Allah lo elogi e lo preservi, riconobbe il suo trattato di protezione che diede questi due parenti.
Questo è quello che potremmo chiamare, nella terminologia odierna, diritto politico. Questo tipo di trattato rappresenta qualcosa di relativamente nuovo in Occidente mentre nel mondo islamico è presente da più di 1400 anni. Allo stesso modo troviamo già da quei tempi quello che oggi potremmo definire partecipazione pubblica. Infatti nell'Islam vi sono atti di culto di carattere pubblico ed altri di carattere privato. Uno di queste adorazioni pubbliche è il pellegrinaggio, eseguito da uomini e donne, e questo rappresenta uno dei Pilastri dell'Islam. Un altro atto di culto pubblico è rappresentato dalle preghiere dei due 'Eid, le due ricorrenze che avvengono ogni anno, una dopo il pellegrinaggio e una al termine del mese di Ramadan. Uomini e donne, entrambi, partecipano a questi eventi di carattere pubblico. Abbiamo inoltre un versetto che dimostra come la responsabilità sociale per uomini e donne sia medesima nell'Islam. Questo versetto potrebbe essere tradotto come segue:
[I fedeli e le fedeli, entrambi sono "awliyaa"
(termine in arabo che potremmo tradurre con "amici" o "alleati" o "sostenitori")
gli uni degli altri. Ordinano ciò che è corretto
(cioè essi raccomandano ciò che è giusto)
proibiscono ciò che è male (e questo rappresenta un processo correttivo della società che avviene eliminando il male e raccomandando ciò che è buono. In seguito),
elevano la preghiera (sia uomini che donne),
pagano l'elemosina (o la carità verso i poveri),
ed obbediscono ad Allah e al
Suo Messaggero],
e alla fine Iddio mostra a
loro la ricompensa dicendo, approssimativamente:
[Costoro Allah avrà di loro misericordia. Invero Allah è eccelso, saggio]. (Corano: 9:71)
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